La Casa

dei Bambini e delle Bambine di San Lorenzo

La Casa dei Bambini e delle Bambine di San Lorenzo è un progetto di accompagnamento alla crescita rivolto alle famiglie e ai bambini, con particolare attenzione alla fascia 0-6 anni.

All’inizio la Casa era uno spazio dove mamme, papà e bambini si incontravano per condividere momenti ludici e di confronto. In seguito il progetto è cresciuto grazie all’impegno ed attivazione di alcune mamme e papà.
Da qualche anno si alternano incontri dedicati alle neomamme in fase di allattamento, momenti di scambio e confronto tra genitori e percorsi di sostegno più strutturati possibile grazie ad una rete di esperti/e e professionisti/e del settore quali ostetriche, pediatri/e, psicologi/he, consulenti, che negli anni si è saldata intorno alla Casa.

Il filo conduttore che lega le tematiche trattate nelle varie sezioni è un profondo rispetto per i tempi soggettivi di ogni bambino, senza anticipare, forzare o interferire nel raggiungimento delle diverse tappe di crescita psico-motoria e fisico-emotiva. È un approccio che si applica a molteplici aspetti della crescita e che si basa sulla fiducia nelle innate capacità dei bambini e delle bambine, anche molto piccoli/e, di poter essere al centro dei loro bisogni e del loro personale processo di sviluppo. Le competenze di ogni bambino e bambina evolveranno con loro, a noi genitori il compito di accompagnarli in questo percorso di crescita senza sostituirsi a loro, ma aiutandoli a scoprire la loro strada.

Le tematiche principalmente trattate negli incontri sono:

La nascita è un processo che determina la nostra entrata nel mondo. In qualunque modo avvenga, in ogni dove, comprende lo sforzo per venire alla luce e per adattarci alle condizioni che troviamo. Il nostro corpo cambia dimensione – da acquea ad aerea – e subisce dei cambiamenti istantanei: iniziamo a respirare autonomamente e nascono i primi bisogni da soddisfare. Il parto completa l’evento con l’esperienza di un corpo che agisce e reagisce a un susseguirsi di modificazioni anatomiche e secrezioni ormonali, permettendo l’incontro e la nascita di una relazione tra genitore/i e creatura nata.

La fisiologia umana comprende un istinto che si manifesta nelle prime due ore dopo la nascita, e che porta la creatura a soddisfare i propri bisogni primari: calore, rassicurazione fisica e sonora attraverso il contatto con il petto materno, lo sguardo e la relazione (dopo aver lasciato il luogo più sicuro e avvolgente del mondo, si ritrova lo stesso ritmo del battito cardiaco materno), il nutrimento (con l’apprendimento della suzione).

L’attacco al seno materno subito dopo il parto (qualunque parto!) non è dunque solo una romantica immagine, ma rappresenta la predisposizione affinché una serie di bisogni siano soddisfatti. Quelle due ore non sono sempre fruibili, per motivi che possono dipendere dalla struttura in cui si partorisce o dalle condizioni di salute; cercare di fare in modo che quel contatto in quel lasso di tempo avvenga è protettivo per tutte le settimane successive di allattamento e più in generale per l’imprinting neonatale. Se ciò non accadesse, si può comunque promuovere l’avvio dell’allattamento successivamente, e può essere importante una figura esperta che accompagni e dia qualche indicazione o semplicemente sostegno in questa impegnativa opera di donazione di sé che la mamma va compiendo.

L’importanza dell’allattamento al seno è stata sottolineata più volte in questo periodo di fatica psicologica e fisica data dal contesto pandemico; attraverso l’attacco al seno e il latte materno infatti, neonate e neonati ricevono un’importante e sostanziale “carica immunitaria”, che consiste nel microbioma della cute materna (contatto bocca-mammella) e negli anticorpi, vitamine e fermenti probiotici contenuti nel latte.

Il lavoro di sostenere e promuovere l’allattamento è parte integrante dell’accompagnamento che va dalla gravidanza al post parto, e può includere anche il sostegno nell’adozione della formula artificiale, che in rari casi può essere necessaria. La scelta accurata della formula e della sua modalità di somministrazione è importante per:

• Non confondere l’apprendimento della suzione (siringa, cucchiaino, tettarella sono dispositivi diversi e va scelto quello appropriato),
• L’apporto nutritivo (varia soprattutto a seconda dell’origine vegetale dell’olio),
• Il sapore,
• La sua tollerabilità digestiva.

Tutto questo è un impegno virtuoso e avventuroso e può essere a tratti faticoso. Per questo e per il valore che si dà alla condivisione di responsabilità e attività, è importante il sostegno e l’affiancamento; il partner e/o una figura professionista fanno la differenza nella buona riuscita e nel vissuto di questo gesto nutriente, ed è importante ci sia una consapevolezza dell’impegno che richiede, tanto quanto la condivisione di tutte quelle attività che riguardano direttamente o stanno intorno all’allattamento e alla cura neonatale.

*Si vuole intendere come allattamento quello al seno, senza assolutamente escludere o giudicare l’allattamento con formula artificiale, menzionato alla fine del testo solo per questioni di ordine di scrittura. Ci teniamo a sottolineare la nostra comprensione (nel senso inclusivo) di entrambe le modalità di allattamento.

A partire dai lavori della pediatra E. Pikler la Piscomotoria Educativa ha sviluppato una riflessione sul ruolo del movimento nel processo di crescita nei primi anni di vita, osservando l’aspetto della maturazione neuro-fisiologica che si dipana attraverso un ritmo soggettivo di ogni bambino e bambina.

Pratiche e riflessioni importanti:

• NON interferire nelle fasi del processo naturale dello sviluppo motorio.
• NON anticipare l’acquisizione di nuove posture, movimenti e spostamenti
• NON incitare il bambino ad intraprendere nuove conquiste motorie
• NON insegnare i movimenti o imporre al bambino una posizione a cui non è ancora giunto autonomamente.

Quando la maturazione glielo consente, e in condizioni ambientali favorevoli, il bambino inizia a compiere le prime rotazioni, reptazioni, gattonamenti, andature intermedie, i primi tentativi per tirarsi in piedi con appoggio, gli spostamenti laterali con e senza appoggio, e infine i primi passi. Questa sequenza (uguale per tutti i bambini del mondo fino al rotolamento sulla pancia, e soggettiva ad ogni bambino da quel momento in poi), rappresenta una saggia, progressiva e consequenziale riduzione della propria base di appoggio. Dalla posizione supina il bambino si organizza per raggiungere quella verticale con una ristrettissima base d’appoggio, i suoi piedi!

L’organizzazione dello spazio così come la selezione di oggetti adeguati, è pensata in funzione delle competenze attuali del bambino e gli permette di fare conquiste autonomamente acquisendo sicurezza in sé stesso e assaporando emotivamente la sua evoluzione. Il movimento accompagna la crescita psico-fisica del bambino e delle bambine, questo aspetto ci deve portare a riflettere sull’atteggiamento con cui noi adulti spesso li osserviamo.

Tendiamo infatti a vedere le lacune, ciò che non è ancora capace di fare, è invece importante riconoscere il mattone su cui possiamo costruire e consolidare cioè ciò che il bambino sa già fare. Questo è l’elemento guida nella scelta degli oggetti da offrirgli oltre ai parametri di sicurezza, dimensioni e superficie.

Buona osservazione!

L’alimentazione complementare a richiesta segue la modalità dell’allattamento a richiesta dei primi mesi di vita, in cui orari e quantità sono scelti dal bambino. Il neonato si mostra capace di regolarsi e di gestire da sé la propria alimentazione. Anche dopo l’introduzione graduale di nuovi alimenti l’allattamento può proseguire finché lo si ritiene piacevole ed opportuno.

L’alimentazione complementare a richiesta, a differenza del tradizionale svezzamento, non prevede una tabella di introduzione di alimenti, quantità di cibo rigidamente prestabilite, pappe per i piccoli, quando il bambino è pronto, la mamma e il papà possono offrire piccoli assaggi del loro pranzo purché il cibo sia di qualità, fresco, di stagione e vario. Il momento dello svezzamento è l’occasione buona per rivedere l’alimentazione di tutta la famiglia e mettersi in linea con la piramide alimentare.

Intorno ai 6 mesi, (età fino alla quale il latte materno o la formula devono essere l’alimento esclusivo, come raccomanda l’OMS), ma può avvenire anche dopo, il bambino cambia e dimostra di poter introdurre altri alimenti diversi dal latte. La perdita del riflesso di estrusione, la capacità di star seduto senza aiuto, l’interesse verso quello che fanno i grandi a tavola, il coordinamento fra occhi, mani e bocca per guardare il cibo, prenderlo e “assaggiarlo”, sono tutti segni per un passaggio da una dieta di solo latte a una “da adulto”, un processo lento e rispettoso dei tempi di ciascuno.

Già prima dei 6 mesi è bene che i bambini partecipino, magari in braccio ad uno dei genitori, al momento in cui ci si riunisce a tavola per mangiare, momento conviviale da vivere con allegria e serenità. Quando saranno pronti, i piccoli commensali arriveranno ad afferrare un pezzetto di cibo curiosi e desiderosi di imitare e partecipare a ciò che vedono fare con gioia dai membri della famiglia. Un punto fondamentale in questo processo di sviluppo è il rispetto del bambino, delle sue scelte, dei suoi gusti, della sua sazietà e dei suoi “no”. L’atto d’amore materno dell’allattamento si amplia nell’atto di amore di preparare e consumare insieme con gli affetti più cari i pasti principali della giornata. Il cibo va offerto opportunamente tagliato per mangiare in sicurezza, ma allo stesso tempo si deve offrire la possibilità di aumentare la capacità di masticazione (anche senza denti) e manipolazione. L’alimentazione complementare a richiesta non interferisce con l’allattamento e con la frequenza delle poppate che il bambino richiede (da qui l’aggettivo “complementare”). È una scelta che rispetta i tempi, l’autonomia e la capacità di autoregolazione dei bambini.

Buon appetito!

Movimento pre post parto

La gravidanza può portare cambiamenti nel corpo della donna, in particolare rispetto alla funzionalità del pavimento pelvico.

Il movimento (yoga) e la respirazione di pancia durante la gravidanza, possono aiutare a sviluppare una maggiore percezione del proprio corpo e accompagnare la donna al parto (anche in caso di parto cesareo), sostenendo il cambiamento fisico, proteggendo il corpo e donandole serenità per affrontare uno dei più grandi cambiamenti della vita, diventare mamma.

Il puerperio (fase successiva al parto) è un momento delicato per la donna in quanto con il parto la muscolatura del perineo subisce la massima modificazione possibile in natura. È necessario un periodo di 4/6 settimane di riposo, durante il quale si potrebbero riscontrare alcuni disturbi, che si possono iniziare a risolvere fin da subito, con l’aiuto dell’ostetrica, avviando una rieducazione del pavimento pelvico.

La ginnastica del pavimento pelvico nel post parto è consigliata a tutte le donne (anche in caso di parto cesareo) dopo le 4-6 settimane dal parto, per ritrovare la corretta funzionalità dell’apparato uro-genitale, ricominciare a prendersi cura del proprio corpo e aumentare il proprio benessere psico-fisico.
Buon respiro di pancia!

Sessualità

Iniziare ad occuparsi del proprio benessere psico-fisico con la rieducazione del pavimento pelvico è un punto di partenza per iniziare a parlare di sessualità post-partum, e più in generale di fantasie e desideri a misura di donna. Ecco alcuni consigli per sentirsi di nuovo donne e vivere appieno la propria femminilità anche dopo un grande cambiamento come quello di diventare mamme.

1. Prendi un tempo per te. Dopo il parto è quasi impossibile riuscire a ritagliarsi un tempo e uno spazio per sé, prese dalla neonata/o e pressate dall’ambiente familiare e sociale che relega le donne nel ruolo esclusivo di madri. Questo crea frustrazioni che poi si riversano sulla famiglia.

2. Cambiamento e nuova sessualità. Con il parto, molte donne hanno vissuto un cambiamento, più o meno transitorio, nella percezione della propria vagina. Perché non cogliere l’occasione per abbandonare reticenze e tabù e sperimentare nuove forme di sessualità nella coppia buttando un occhio vivace e spensierato al mondo dei giocattoli? Il gioco nella coppia può ravvivare la passione che, presi dallo stress e dall’impegno genitoriale, può venire meno.

3. Salute sessuale. Ecco alcuni strumenti, anche semplici, che le donne hanno a disposizione per migliorare la propria vita sessuale nel post-partum: le palline di Kegel (che permettono di rinforzare il pavimento pelvico), la ginnastica del pavimento pelvico e l’uso di lubrificanti (che sono di aiuto quando ci sono difficoltà a rilassarsi o per ovviare alla secchezza vaginale, problema comune durante la gravidanza e nei mesi dopo la nascita.

Buon appagamento!

Le emozioni che i bambini e le bambine scoprono ed esprimono nei primi anni di vita possono essere di difficile comprensione per un genitore; la domanda da porsi è “come posso guidare e accompagnare mio figlio/a in questo percorso, senza che queste emozioni vengano represse ma allo stesso tempo evitando che sia in balìa di esse? ” Una chiave può essere la lettura; non sempre troviamo parole o argomentazioni per parlare delle emozioni ai piccoli, i libri, soprattutto quelli illustrati, aiutano a conoscere ed esprimere le proprio emozioni (esempi: I colori delle emozioni di Anna Llenas, ed. Gribaudo, pop-up o semplice – dai 3 anni; Mappe delle mie Emozioni di Bimba Landmann, ed. Camelozampa – dai 4 anni)

Le paure

La paura è un’emozione importante che ci aiuta ad adattarci al meglio alle diverse situazioni ed indica la presenza di qualcosa percepita come minaccia. Per i bambini/e l’esperienza della paura si lega all’esperienza della relazione di aiuto con gli adulti significativi, in particolare i genitori. Spesso la paura non è soltanto paura di qualcosa ma è anche timore di essere o sentirsi solo/a davanti a qualcosa di terribile, immaginato o reale che sia. Le paure dei bambini e delle bambine non vanno sminuite, anzi può essere molto importante che i genitori raccontino che anche loro da piccoli avevano le stesse paure, che è normale avere paura e che non sono da soli di fronte ad essa. È importante far vivere, in una situazione protetta con giochi e letture, piccole paure miste a scherzi e risate. “Scappa scappa che ora ti prendo”, nascondino, libri come Voglio entrare in una storia di paura (di S. Taylor ed. Lapis – dai 3 anni), C’è un Rinofante sul tetto! (di Marita Van Del Vyver ed. LupoGuido – dai 4 anni;) sono esempi per iniziare a vivere l’emozione della paura senza esserne terrorizzati.

La gelosia

Uno degli eventi principali che può innescare per la prima volta un sentimento di gelosia è l’arrivo di un fratellino o di una sorellina. La gelosia del maggiore è importante perché è espressione di un amore intenso e di una intensa richiesta di amore. Superare la paura di perdere l’amore dei genitori, così come la paura dei suoi sentimenti distruttivi e aggressivi, renderà il bambino più sicuro. E’ un passaggio naturale verso una maggiore ricchezza emotiva e affettiva. Aiutiamo il “grande” offrendogli rassicurazione e gratificazioni, coinvolgiamolo nell’accudimento del piccolo (quando gli va); mostrandogli foto di quando veniva allattato, mentre faceva il bagnetto, mentre veniva coccolato. Troverà i suoi modi per comunicarci le sue paure e come le elabora. Lasciamo che decida cosa condividere e cosa no dei suoi oggetti personali o giochi preferiti. La condivisione partirà da lui. Quando allattiamo, è chiara la relazione intensa e intima con il piccolo e può essere doloroso per il grande sentirsi escluso. In alcuni momenti della giornata predisponiamoci ad “allattamenti in tre” raccontando storie, cantando canzoni o leggendo un libro. Riserviamo anche un’attenzione speciale al più “grande”, ritagliandoci momenti di gioco e coccole solo con lui/lei. Nella scelta dei giochi insieme teniamo presente che la manipolazione ed il disegno sono giochi importanti nella gestione di questa emozione, rilassano e portano ad esprimere i propri sentimenti.

Il pianto del bambino piccolo

Tutti i bambini piccoli per comunicare piangono e tutti gli adulti si sentono chiamati dal pianto di un piccolo. La natura ci ha provvisti di questo istinto per assicurare la cura dei piccoli e la sopravvivenza della specie. Non siamo genitori ansiosi se sentiamo la necessità di andare da lui/lei; se piange e ci chiama non vuol dire che soffre per una nostra incapacità. Probabilmente vuole semplicemente stare un po’ vicino a noi. Ogni bambino sano piange e ama stare vicino alla sua mamma e al suo papà. Lasciare piangere un bambino senza rispondere alla sua richiesta potrebbe portare a fragilità ed insicurezza. Il bambino è influenzato dagli stati d’animo di chi si prende cura di lui, poiché vive in uno stato di empatia involontaria. Se il fatto che piange ci agita la nostra agitazione potrebbe accrescere la sua; in questi casi è utile prendersi per un attimo cura di sé e del proprio stato d’animo per ritrovare la propria calma interiore. Il bambino piccolo non sa cosa lo fa piangere. Per il bambino gli stimoli che provengono dal suo corpo sono confusi e indifferenziati, vaghi fastidi di cui non sa definire l’origine. Ogni volta che il genitore interviene gli offre occasioni di discernimento. E’ un processo graduale che porta a qualcosa del tipo “mi ha coperto ora sto meglio: quando sento quel fastidio è il freddo”, “mi ha nutrito ora sto meglio: quel fastidio è la fame”, “mi ha coccolato e ora sto meglio: mi sentivo solo” e via dicendo. Piano piano noi distinguiamo i tipi di pianto, cosa lo disturba e attraverso l’intervento coerente che gli offriamo lo aiutiamo a distinguere ciò che accade in lui. Nei mesi questo lo aiuterà a passare ad altre forme comunicative fino alla parola.

La rabbia

La gestione della rabbia e dei conflitti nella relazione genitore-figli, durante le reciproche interazioni quotidiane, può essere un’esperienza difficile e frustrante in quanto nel gestire la rabbia dei figli ci si trova ad affrontare i propri sentimenti di rabbia. Siamo stati abituati all’idea che esprimere questa emozione fosse sbagliato e spesso tendiamo a reprimerla ed annullarla nei bambini/e o in noi. Accogliere la rabbia e comprenderne il senso anche dal punto di vista evolutivo può aiutarci a contenerla, canalizzarla e a gestirla al meglio nella relazione affettiva genitori-figli. La rabbia può essere un modo da parte del bambino/a di esprime ansia, solitudine, fallimento, dolore; le nostre azioni da genitore dovrebbero essere accogliere l’espressione emotiva dei nostri figli, rassicurarli e contenerli con parole affettuose e contatto fisico ed infine cercare di capire ciò che sta esprimendo in quel momento. I giochi all’aria aperta, correre, saltare, sicuramente aiutano il/la bambino/a a mettere in atto strategie di autocontrollo. Un altro modo per canalizzare e aiutare a tirar fuori e comprendere la rabbia è la lettura di libri. Ci sono tanti libri sulle emozioni, possiamo consigliare tra i tanti: Che rabbia! (di Louison Nielman, ed. La Margherita – dai 3 anni); Una rabbia da leone (di Giulia Pesavento, ed. Sassi – dai 5 anni); Nel paese dei mostri selvaggi (di Maurice Sendak, ed. Babalibri – dai 4 anni ).

Buon ascolto di sé e dell’altro!

La lettura
Leggere ai bambini e alle bambine aiuta a conoscersi, entrare in empatia; è una coccola speciale, un nutrimento per l’anima che suscita grandi emozioni. Le mamme ed i papà imparano nuovamente a leggere, non come azione silente ed individuale, ma come momento di relazione e conoscenza. La lettura ad un neonato tra le braccia di mamme e papà è coccola, voce che ti avvolge, ti abbraccia, ti culla e ti rassicura. Permette di sviluppare, soprattutto al papà, quel rapporto profondo ed intimo con il piccolo o la piccola che nei primi mesi di vista è particolarmente incentrato sulla mamma.

Come l’allattamento è intreccio di nutrizione e consolazione, così la lettura di ninna nanne, storie e filastrocche diventa il completamento e la prosecuzione di questa esperienza intima e profonda che alimenta la relazione, le emozioni, l’umorismo, il coraggio, il gioco e fa crescere un futuro lettore o lettrice. Resterà impresso nel cervello e nel cuore del bambino e della bambina il suono unico della voce di mamma e papà, le parole inedite, le risate. Quelle sensazioni nel tempo verranno costantemente ricercate in future letture. Avere curiosità per i libri ed affinare la conoscenza e la sensibilità alla lettura arricchirà la relazione con la neonata o il neonato, il bambino o la bambina; gli permetterà di affinare la comprensione ed espressione di sé stessi, una via verso un linguaggio ricco ed espressivo.

Consigli
I primi mesi prendere tra le braccia il neonato/a e leggere ninna nanne, filastrocche e storie in rima. A 6-7 mesi scegliere libri tattili, morbidi, cartonati, libri con immagine semplici fatte di due – tre figure colorate con colori vivaci e nitidi, con una storia semplice o senza parole (silent book). A 12-24 mesi il libro è gioco, scoperta comunicazione possiamo scegliere libri con buchi, finestrelle da aprire, linguette da tirare. Il libro può essere anche accompagnamento al sonno: selezioniamo allora semplici storie per la buonanotte che trasmettano sentimenti di serenità. Dai 2 anni in su si possono scegliere albi illustrati via via più complessi che aiutano a raccontare, ad esprimere e conoscere sé stessi e il mondo. Fino ad arrivare ad una scelta autonoma del bambino.

Buona lettura!

Dalla lettura non si può che passare al gioco e linguaggio.

Il gioco
È un argomento così vasto, complesso e vario che è difficile parlarne in poche righe. Focalizziamo l’attenzione su due aspetti del gioco nella primissima infanzia:
– il gioco visto come relazione con cui si può costruire un legame intimo e profondo fatto di risate, ironia, coccole ed emozioni che permette di conoscersi, raccontarsi, comunicare ed entrare in empatia.
– il gioco autonomo con uno spazio adeguatamente organizzato che evolve con il bambino/a e che gli/le consente di esplorare via via le sue competenze acquisendo sicurezza in sé stesso/a e assaporando emotivamente la sua evoluzione. Per il gioco autonomo la scelta degli oggetti è fondamentale; non devono creare frustrazione e devo essere sicuri. Si passa da un piccolo fazzoletto piegato (verso i 3-4 mesi) che il bambino riesce a prendere ed assaporare piegando leggermente il palmo, per passare a palline, ciotole piccole e leggere, oggetti che producono suoni e altri adatti alla manipolazione fine.

Gli oggetti in generale devono essere di vari colori, materiali, forme e dimensioni, lisci e ruvidi morbidi e duri, messi a varie altezze tutte raggiungibili a seconda delle sue competenze. Si passa poi a giochi di arrampicate autonome ma sicure, sotto la supervisione attenta, ma serena dell’adulto. Si continua con tende e tane, un posto magico dove nascondersi e passare del tempo isolati dal mondo esterno.

Aspetti importanti nel gioco: preparare il luogo di gioco e metterlo a posto, con calma e serenità quando inizia a essere troppo caotico; lasciare il bambino libro di sperimentare altri usi dell’oggetto.

Buon divertimento ed esplorazione!

Il linguaggio
Il gioco e la lettura sono due delle basi per sviluppare, potenziare ed arricchire il linguaggio nel bambino/a, stimolare la sua intelligenza e insegnargli/le a raccontare di sé. Lo sviluppo del linguaggio ha diverse tappe ed ognuno ha i suoi tempi. Nell’evoluzione del linguaggio è importante notare se tra i 12 mesi e i 2 anni il/la bambino/a comprende un semplice linguaggio verbale, se iniziano a subentrare le prime parole e se a queste parole intenzionali si associa il linguaggio mimo-gestuale.
Per accompagnare il proprio figlio/a nello sviluppo del linguaggio è fondamentale:

• Ascoltare il/la bambino/a con attenzione.
• Mantenere contatto oculare.
• Arricchire la produzione del bambino/a aggiungendo delle informazioni a ciò che ci comunica
• Riformulare le parole del bambino/a senza correggerlo in maniera esplicita.
• Parlare con ritmo lento e in modo chiaro.
• Gratificare il/la bambino/a con la lode quando si esprime verbalmente
• Dedicare del tempo alla lettura di libri adeguati all’età del bambino/a
• Favorire il gioco simbolico (gioco del “far finta”)
• Commentare durante il gioco del bambino/a
• Non anticipare il bambino quando parla completando parole e frasi al suo posto
• Non interrompere il bambino quando parla
• Non dire al bambino di non aver capito il suo messaggio (può essere frustrante)
• Non chiedere al bambino di ripetere parole e frasi poco chiare
• Non parlare davanti al bambino delle sue difficoltà
• Non porre al bambino troppe domande o domande insistenti
• Non eccedere nei giochi passivi, TV, giochi elettronici

Buone chiacchierate!

La pratica del massaggio neonatale e quella del babywearing (ovvero portare i propri bimbi con supporti quali fasce, mei-tai e marsupi ergonomici), hanno in comune un aspetto fondamentale: rendere dolce e graduale il forte cambiamento che il neonato sperimenta passando dall’utero materno alla vita all’esterno. Nascendo, infatti, i neonati passano da un ambiente dove tutto è caldo, ovattato, contenuto, nel quale percepiscono confini che li proteggono e sentono costantemente il cuore della propria mamma, a una dimensione “altra”, sconosciuta, nella quale il loro corpo (del quale ancora non hanno consapevolezza) non percepisce più il costante avvolgimento sperimentato fino a quel momento.

Portare i bambini
Il babywearing crea un vero e proprio continuum tra vita intrauterina ed extrauterina perché risponde al bisogno primario di contatto e protezione dei bambini avvolgendoli stretti al cuore dell’adulto; così facendo si favorisce il processo di attaccamento (bonding) e si permette anche ai papà di provare le emozioni della pancia. Oltre agli aspetti emotivi e relazionali, questa antica pratica rispetta la fisiologia e la corretta postura del bambino. L’importante è eseguire una corretta legatura scegliendo stoffe di qualità che sappiamo gestire (stoffa elastica per i primi mesi, rigida successivamente), scegliere un marsupio ergonomico e non mettere il bambino “fronte mondo”. Portare in fascia è un modo comodo e pratico, poiché permette di spostarsi liberamente, in casa e fuori, avendo entrambe le mani libere!

Il massaggio neonatale
Massaggiare il nostro bambino fin dai primi giorni di vita significa accompagnarlo nell’ambientamento, aiutarlo a non sentirsi perso in quel mondo “esterno e freddo” tanto diverso dal sicuro ed avvolgente contatto costante nel quale si è formato ed è cresciuto, fino al trauma della nascita. Il contatto fisico, consapevole e piacevole, con le mani del genitore è un fondamentale strumento di rassicurazione e cura: attraverso le mani ristabiliamo un contatto profondo ed aiutiamo nostro figlio a imparare a sentire e nutrire il legame col genitore e con il mondo circostante, oltre ad essere una guida e un sostegno nel graduale processo che li porterà nei mesi successivi alla consapevolezza dei confini del loro corpo. Il massaggio con precise sequenze è anche una pratica utile per piccoli fastidi come le coliche, dotto oculare occluso, muco nasale.

Il modo migliore per avvicinarsi ad entrambe queste pratiche è assistere ad incontri pratico-teorici di gruppo o individuali tenuti da consulenti certificat*

Bambini e adulti hanno un modo di riposare che presenta notevoli differenze nella durata, nei ritmi e nelle caratteristiche fisiologiche. Informazioni e aspettative che non rispecchiano la fisiologia del sonno infantile disorientano genitori e bimbi e possono essere fonte di stress.

Risvegli notturni

Tutti i bambini fino ai 3 -5 anni di età si svegliano la notte per 3-7 volte. Il sonno dei bambini è diverso da quello dell’adulto per la maggiore durata della fase REM e diversi brevi cicli di sonno profondo che si alternano. Questo rende il sonno dei bimbi fisiologicamente più vulnerabile ai risvegli. Se accorriamo ai richiami e al pianto del bambino che si sveglia o se decidiamo di dormire insieme in sicurezza stiamo rispondendo in modo sensibile ad un suo bisogno fisiologico e profondo di protezione, calore e vicinanza. Il bambino si sentirà amato e accolto nei suoi bisogni acquisendo sicurezza in sé stesso. La necessità di contatto è il principale bisogno dei bambini piccoli, avvertito di giorno e soprattutto di notte! Sentirsi al sicuro vicino al corpo dei genitori aiuta non solo un sereno e più rapido addormentamento ma un sano sviluppo psico-emotivo. La sensazione di essere stati ascoltati con empatia e amore da parte dei genitori e di essersi sentiti protetti durante la propria infanzia aiuterà i nostri figli a diventare adulti liberi, sicuri e autonomi. Intorno ai 3-5 anni la maggior parte dei bambini ha un sonno più lungo e profondo, si svegliano molto meno fino a dormire per tutta la notte (a volte è necessario arrivare intorno al 7-8 anni). I risvegli notturni possono aumentare o ripresentarsi in presenza di esperienze di cambiamento, per naturali adattamenti a nuove fasi evolutive o per malesseri e disagi fisici. Inoltre paure, ansie o altre esperienze emotive che può aver vissuto nella giornata possono agitare il sonno del bimbo/a, che si risveglia e chiede il contatto protettivo del genitore. I cosiddetti “disturbi del sonno” riguardano le situazioni in cui i bimbi dopo i risvegli notturni non riescono a riprendere sonno per lungo tempo, in tali casi può essere utile chiedere l’aiuto di una psicologa dell’area perinatale.

Non ci sono istruzioni o metodi che possano andare bene per ogni bambino/a e per ogni famiglia. E non esiste nessun esperto che sia più esperto di ciascun genitore per quanto riguarda il proprio figlio/a. Fidarsi di sé e sapere che dopo i 3-5 anni, se rispettato nei suoi tempi fisiologici di crescita, acquisirà la capacità di dormire tutta la notte e magari anche di addormentarsi da sé, può essere rassicurante. E’ però importante sapere che addormentarsi per loro significa separarsi dal mondo e dalla madre e quindi può non essere facile abbandonarsi al sonno con tranquillità. I bambini non vanno semplicemente messi a letto ma accompagnati nell’addormentamento da parte degli adulti di riferimento, costruendo un rituale per la nanna adattato al bambino/a e alla famiglia. Per alcuni bambini può essere utile addormentarsi nello stesso posto nel quale si risveglieranno; come vi sentireste se vi assopiste in un luogo e, aprendo gli occhi, vi trovaste da tutt’altra parte? Quanto meno disorientati. Per alcuni bambini ritrovarsi nel luogo familiare che hanno visto prima di addormentarsi evita di spaventarli durante uno dei loro tanti risvegli e magari riusciranno ogni tanto a riaddormentarsi da soli.

Sogni d’oro!

La nascita di un bambino o di una bambina rompe un equilibrio dentro di sé, nella relazione di coppia e con gli altri. Spesso il cambiamento rievoca sentimenti di paura, chiusura e fragilità. In realtà ogni rottura porta in sé un’opportunità che attiva il movimento e sollecita la ricerca creativa verso nuovi equilibri dinamici centrati sul qui ed ora. Diventare dei funamboli ed adattarsi ad un susseguirsi di rotture ed equilibri è una delle capacità fondamentali del ruolo di genitore.

Il cambiamento spesso è accompagnato da conflitti che come genitori ci troviamo ad affrontare inizialmente con noi stessi e nel rapporto di coppia, in seguito nel rapporto con i figli. Gestire e comprendere i conflitti liberando e trasformando il disagio, le insicurezze, il senso di colpa , le sbuffate e la frustrazione in una preziosa occasione di crescita è una delle più grandi conquiste del ruolo di genitore e di condivisione con il proprio compagno di viaggio.

Quando tutto questo sembra troppo complicato e faticoso, è importante, per un positivo clima familiare, trovare uno spazio ed un tempo di riflessione e condivisione frequentando percorsi o incontri per sentirsi accolti, sostenuti, accompagnati nei momenti di difficoltà, per attuare delle strategie, con punti chiavi che potranno aiutarci a “so-stare” nella difficoltà di gestire lo spazio coniugale e genitoriale. Non troverai una bacchetta magica, una risposta, una soluzione ma una mappa da costruire, una strada da percorrere dove il primo passo è partire dalla nostra vulnerabilità e dalla gestione dei cambiamenti.

Buona ricerca dell’equilibrio dinamico

Inoltre, vengono organizzati spettacoli teatrali e musicali, letture animate, laboratori per bambini e bambine mettendo al centro la loro fantasia, la loro creatività e il loro diritto a crescere liberi/e dagli stereotipi.

Dal 2020 il progetto della Casa ha trovato accoglienza al Parco dei Galli, un piccolo giardino alla fine di via dei Piceni curato e attrezzato grazie alla rete di associazioni e ai comitati delle strade adiacenti; questa isola felice per uccelli insetti e piante spontanee offre un contesto tranquillo e raccolto ideale per attività rivolte alle famiglie e bambini della fascia di età 0-6 anni, grazie alle sue dimensioni e alla sua posizione incuneata tra i palazzi.

Allo stesso tempo, è sopraggiunta la necessità di andare incontro a tutte quelle situazioni in cui le mamme, i papà e i bambini non riescono ad essere fisicamente presenti al parco; si è quindi deciso di programmare una serie di appuntamenti online e di contenuti digitali per grandi e piccoli.